Abito lungo, il miglior alleato per un outfit sorprendente in inverno

2021-11-29 11:45:26 By : Ms. Cindy Zou

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Intervista al cantautore Francesco Lettieri

L'abito lungo è uno dei capi più amati in assoluto. Se fino a qualche tempo fa il suo utilizzo era legato solo ad occasioni particolarmente eleganti, oggi lo si può vedere sfoggiato anche in altre situazioni.

Sono diverse le idee a cui fare riferimento quando intendi renderlo protagonista dei tuoi outfit invernali. Se, ad esempio, hai intenzione di portarlo in ufficio, puoi orientarti verso capi con stampe floreali - tra le proposte di Twinset, brand italiano noto per il suo altissimo livello di qualità, troviamo diversi abiti da donna eleganti con questa caratteristica - da abbinare a stivaletti con tacco oa una giacca di pelle.

Un'altra fantastica soluzione prevede di indossare l'abito lungo sopra una camicia bianca, così da creare un look che mescoli in modo meraviglioso grinta e raffinatezza.

L'abito lungo è davvero un capo super versatile. Chi lo desidera, infatti, può indossarlo anche nel tempo libero. Indipendentemente che si parli di un pomeriggio di shopping o di un aperitivo, ci sono diversi consigli utili per sfruttare al meglio questo capo. 

La prima cosa da considerare è il colore. Se possibile, è consigliabile orientarsi verso un abito dal colore particolarmente acceso - guardando le già citate proposte Twinset, si possono trovare meravigliosi capi rossi, ma anche abiti celesti - e abbinarlo a sneakers, scarpe nate in ambito sportivo ma , negli ultimi anni, chiamata in causa anche nella creazione di look formali.

Fondamentale anche la scelta degli accessori. In questo caso non può mancare una borsa a tracolla, anch'essa in un colore acceso (preferibilmente in contrasto con quello dell'abito). Cosa fare se il pomeriggio scelto per trascorrere del tempo con gli amici è caratterizzato da temperature rigide? In questi casi, una giacca di jeans può essere tirata fuori dall'armadio.

Concludiamo parlando dell'abito lungo da sfoggiare in occasione di una serata elegante. In queste situazioni bisogna prestare molta attenzione al tipo di evento. Se ricevi un invito a una serata di gala, puoi osare con un abito in pizzo verde smeraldo, oppure passare a colori come il blu, il nero o il rosso.

L'abito lungo può essere indossato a un matrimonio? La risposta è sì, purché la cerimonia sia fissata per un tardo pomeriggio o per la sera. In queste circostanze, per evitare di mettere in secondo piano la sposa o commettere errori legati al dress code, è bene optare per un capo color pastello.

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Il Teatro Augusteo di Napoli ha pubblicato le date degli spettacoli teatrali inclusi nell'abbonamento per la stagione 2021/2022. Un programma che, oltre agli spettacoli in corso, completa l'offerta teatrale della storica sala in Piazzetta Duca D'Aosta 263 con otto titoli, di cui uno in opzione per gli abbonati.

La stagione, annunciata da Roberta Starace Caccavale e Giuseppe Caccavale, titolari del Teatro Augusteo, si preannuncia di altissima qualità, offrendo ad abbonati e spettatori serate di puro divertimento, musica e spunti di riflessione. Per la composizione dello stesso è stato rispettato il quadro artistico delineato con successo in tutti questi anni di attività, plasmando così un'offerta teatrale completa.

All'interno della programmazione ci sono musical di successo, prosa di qualità, spettacoli di intrattenimento e musicali, ma senza tralasciare l'immancabile commedia napoletana con la sua tradizione di comicità. 

Ricca anche la selezione di concerti e spettacoli fuori abbonamento, per tutti i pubblici, compresi i turisti, nazionali e internazionali, e per tutte le età. 

Si parte il 3 dicembre 2021, fino alle 12, con "Non c'è niente da ridere" (in opzione per gli abbonati) di Peppe Barra e Lamberto Lambertini, con Peppe Barra e Lalla Esposito, in uno spettacolo che, con lo spirito e la stile consueto, unisce il riso con l'emozione, la leggerezza con la cultura, la raffinatezza con la volgarità.

Dal 21 dicembre 2021 al 16 gennaio 2022 spazio allo spettacolo di Natale: Carlo Buccirosso e Biagio Izzo in "Due allegre vedove", scritta e diretta da Carlo Buccirosso, esilarante commedia ambientata a tre anni dalla fine della pandemia, che vede Buccirosso in il ruolo di vedovo ipocondriaco e ansioso e Izzo in quello di vedovo, custode del palazzo in cui abitano, alle prese con disavventure economiche e condominiali.

Dal 21 al 30 gennaio 2022, la scena sarà di Gianfranco Gallo con la commedia musicale "Un vizietto napoletano", opera ispirata a "La gabbia aux folles", da lui scritta, musicata e diretta. Sul palco anche Gianni Parisi, Gianluca Di Gennaro e Salvatore Misticone in un turbinio di situazioni comiche che, con molta ironia, affrontano il tema della diversità di genere.

Dal 4 al 13 febbraio 2022 Paolo Caiazzo rappresenterà “Hey… Prof! Posso venire la prossima volta? ”, Uno spettacolo scritto da Paolo Caiazzo, che lo dirige anche, e da Daniele Ciniglio. La commedia è una divertente fotografia dei nostri tempi e racconta la storia di un Prof ipocondriaco e dei suoi studenti, veterani della Didattica a Distanza.

Dal 18 al 27 febbraio 2022, le acrobazie al limite delle leggi della fisica, a cura della compagnia Sonics, lasceranno a bocca aperta gli spettatori. Lo spettacolo, intitolato "Duum", ideato e diretto da Alessandro Pietrolini, è reduce da un successo europeo e con musiche, effetti speciali, macchine sceniche e performance acrobatiche, racconta un viaggio alla scoperta della felicità e della bellezza.

Dal 4 al 13 marzo 2022 il protagonista assoluto della scena sarà Francesco Cicchella, con il suo nuovo spettacolo, ricco di simpatici personaggi e irriverenti citazioni musicali. 

Dal 3 al 10 aprile 2022 andrà in scena “Rugantino”, la commedia musicale di Garinei e Giovannini, con la regia originale di Pietro Garinei, le musiche di Armando Trovajoli e le scene e i costumi di Giulio Coltellacci. I protagonisti dello spettacolo, che fonde mirabilmente tradizione e modernità e che racconta una storia d'amore nella Roma del 1830, sotto il pontificato di Pio VIII, saranno Serena Autieri (Rosetta) e Michele La Ginestra (Rugantino), con Edy Angelillo e Massimo Wertmuller.

Dal 22 aprile al 1 maggio 2022 gli abbonati potranno assistere alla commedia di Prem Dayal “Affetti collaterali”, con Giovanni Esposito e Francesco Procopio, per la regia di Carmine Borrino. Una divertente commedia che racconta la vita di una famiglia del sud apparentemente normale, che si ritrova improvvisamente catapultata, da un virus pericolosissimo, nel bel mezzo di un'infezione domestica. Un testo teatrale che unisce ironia e cinismo.

Il programma è completato da numerosi eventi, spettacoli e concerti fuori abbonamento: Carmen Consoli, Raf e Tozzi, Enzo Gragnaniello, Ivan Granatino, Edoardo Bennato, Maurizio Battista, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Bohemian Symphony Orchestral Queen Tribute, Tiromancino, Joe Satriani e molti altri .

Le informazioni sull'abbonamento sono disponibili sul sito teatroaugusteo.it o telefonando allo 081414243 - 405660, dal lunedì al sabato dalle 10:30 alle 19:30.

Nota Stampa Teatro Augusteo di Napoli

Il movimento Coltiviamo Gentilezza nasce nel 2018 per promuovere un linguaggio positivo, dove è importante cambiare i paradigmi espressivi: io sono contro diventa io sono per. Propone, attraverso la condivisione di azioni e parole, una sociologia pedagogica positiva per contrastare la violenza e la mancanza di rispetto in tutte le sue forme.

Nel 2020 diventa Associazione di Promozione Sociale. L'obiettivo è diffondere esempi positivi, con la convinzione che ogni gesto di gentilezza possa portare al cambiamento.

Il Festival conta la partecipazione di 200 realtà in tutta Italia. L'evento gode quest'anno della partnership della Fondazione Comunità San Gennaro e delle Catacombe di Napoli, del patrocinio morale del Centro Servizi Volontariato di Napoli e della media partnership del mensile Comunicare il Sociale.

Durante i sei giorni che ruotano attorno alla Giornata Mondiale della Gentilezza (13 novembre), saranno affrontati sei diversi temi:

Studiare, conoscere il mondo, dare luce alla curiosità è l'unico modo in assoluto, attraverso il quale l'umanità può continuare e tramandare l'esperienza e il cammino dell'esistenza. Dal 2015 la Fondazione Erri De Luca, in sinergia con l'Università degli Studi di Napoli Federico II e la Comunità di Sant'Egidio, dona borse di studio agli studenti migranti che hanno intrapreso gli studi in Italia permettendo loro di rimanere e continuare a coltivare certi pruriti felici .

Sei sono studenti federiciani: Talveen Kaur (India, Scienze Politiche), Odirachukwunma Abogwalu (Nigeria, Medicina, lingua inglese), Precious Ukwuoma (Zimbawe, Medicina, lingua inglese), Guido Antony Marco Mirando (Sri Lanka, Biotecnologie), Amantha Aluth Muhandiramlage (Sri Lanka, biologia generale e applicata), Nehal Shuja (Afghanistan, scienze politiche) e Aminata Mbaye, Jennipha Udenson Bempah, Mojibullah Khadem, Pride Kufakwedeke.

E per far capire lo spirito che circonda l'iniziativa, testimoniamo il gesto di Maksim Pronka, uno studente bielorusso che, premiato lo scorso anno, ha rinunciato alla borsa di studio perché ormai a pochi giorni dalla sessione, cedendola a un collega.

“Per il comune impegno a favorire l'inserimento degli studenti immigrati meritevoli, figli di immigrati e rifugiati nel sistema di istruzione superiore italiano, nel rispetto del diritto universale e individuale all'istruzione e con l'intento di promuovere una maggiore diffusione dei valori di multiculturalismo, solidarietà sociale e inclusione sociale”.

A conclusione delle testimonianze dei borsisti, Erri De Luca ha ricordato che la determinazione con cui gli studenti affrontano gli studi dimostrano che non sono solo il nostro futuro ma sono già il nostro presente: "Il presente dell'unico mondo in cui vogliamo vivere ".

Lettieri è un giovane cantautore di Giugliano in Campania che vive vicino al Lago Patria. Da un paio d'anni riceve riconoscimenti, l'ultimo lo scorso settembre per Musica contro le mafia, vincitore assoluto, con la menzione speciale del Club Tenco.

Lo abbiamo raggiunto per chiedergli di toglierci qualche curiosità sul suo percorso artistico.

Francesco, la tua produzione è fatta di tanta bella e buona musica. Si parte dalla composizione, da quello che chiedono le dita al pianoforte. Domanda forse scontata per chi è prima di tutto un musicista, ma quante volte al giorno pensi alla musica? Ti svegli la mattina e vai al pianoforte?

Si infatti le giornate migliori iniziano proprio così, con me che dopo colazione/doccia/caffè mi fiondo al pianoforte. Purtroppo non riesco sempre a mantenere questa routine, questo rito, ma sarebbe molto importante, il pianoforte richiede un'enorme quantità di tempo in sacrificio per poter restituire le emozioni e i colori che voglio trasmettere. Nei giorni tipo rimango al pianoforte per almeno 7,8 ore, anche perché fingo di voler approfondire vari mondi, varie delle mie anime, quindi dopo due ore di tecnica passo allo studio del repertorio classico, poi jazz, e poi esplorare la mia creatività, improvvisando, cercando melodie e ripetendo le mie vecchie canzoni o lavorando su nuove. Quanto tempo ci penso, poi, è tutta un'altra storia perché, purtroppo o per fortuna, ci penso sempre. Senza esagerare. Perché oltre alle ore al pianoforte poi ci sono quelle in studio per registrare, poi quelle per mixare, e anche quando sono lontano da tutto questo e sono in macchina e guido, per esempio, continuo a pensare agli arrangiamenti, e mi vengono le idee che canticchio e registro sul mio cellulare, la stessa cosa mentre faccio acquisti, o sono in spiaggia, o ovunque. Tempo fa, dopo un concerto, io ei musicisti della mia band abbiamo provato a fare un gioco: non parlare di musica. Fallito dopo circa un minuto.

Raccolte di premi e riconoscimenti di pubblico e critica. Abbiamo letto che l'impossibilità di partecipare a Sanremo ti ha un po' rotto le gambe, ma pensi che questo sia l'unico modo per far arrivare la tua musica al grande pubblico?

Buona domanda. Innanzitutto va detto che sono molto affezionato a Sanremo, e alla musica leggera in generale, perché lì sono cresciuto, mi riporta al periodo d'oro dell'infanzia, mi riporta a casa, in famiglia. Quindi l'idea di essere troppo "vecchio" mi ha destabilizzato emotivamente e non poco all'inizio. Poi è passato. A parte questo, c'è un altro problema: non sono solo "vecchio", sono molto vecchio, sono lento e per niente multitasking. Riesco a fare bene una cosa alla volta, e lentamente. La prima volta che me ne sono accorto ero al liceo, e il mio insegnante di matematica, che aveva una grande stima di me, mi ha iscritto alle Olimpiadi della matematica, che si sono rivelate un totale fallimento, perché ero testarda su un solo delle domande fino a quando non riuscivo a completarlo, a differenza degli altri miei compagni che forse erano anche meno bravi a scuola e in matematica, ma erano velocissimi, se non riuscivano a risolvere un problema lo abbandonavano e passavano al successivo. Sono ancora così, e anche nella musica. Passo ore sui dettagli, sono lento, e non posso far altro che stare nella stanza a scrivere, comporre, suonare, sognare, immaginare palchi e concerti. Sono un pessimo manager di me stesso, non so fare pubblicità, non so usare i social network, e la mia lentezza non si adatta al ritmo che gli algoritmi dei media impongono, così come al modo in cui utilizzo i post, perché scrivo qualcosa solo quando, in realtà, in realtà, c'è un evento che secondo me è degno di nota, o mi viene in mente un pensiero che voglio condividere con gli altri, e invece le persone a me care mi dicono che Dovrei sempre pubblicare, che altrimenti in un certo senso "cesso di esistere". In un mondo fatto così, ad un certo punto, dopo tanto studio e tanta entusiasmante attività compositiva, mi sono ritrovato con un mazzo di canzoni in mano e con la voglia di farle conoscere al mondo, senza però sapere cosa da fare, come muovermi, senza che nessuno mi mostri una strada da seguire. Non avevo e non ho un manager, né nessuno che mi aiutasse nella promozione, nella creazione di un piano strategico. E così, una volta registrato il mio primo cd, alla fine del 2018, mi sono seduto alla mia scrivania e ho cercato su google "concorso cantautori" e poi mi sono iscritto a tutti quelli che ho trovato, pensando che qualcuno con un po' di fortuna avrei potuto passare, e che quelle occasioni di visibilità sarebbero state occasioni per far conoscere la mia musica a qualcuno. Con grande stupore - e lo dico senza retorica - ho avuto risposte positive alla maggior parte delle mie domande, tanto che ho dovuto rinunciare a molti concorsi a favore dei più importanti perché non avevo i soldi per sostenere il viaggio spese per tutti i viaggi richiesti. Poi ho vinto alcuni di quei concorsi, e mi hanno portato in altre occasioni, in altri concerti, in altre persone, in altre avventure. Poi è arrivato il Covid, il lockdown, e poi, ancora una volta da solo, mi sono chiesto: cosa faccio adesso? Ed eccomi, ancora una volta, con lo schermo del pc su google, la sera, e io a scrivere "concorso cantautori"...

Le tue canzoni sono anche piene di racconti. Le parole si piegano alle esigenze melodiche. Quanto è importante per te raccontarti e, soprattutto, come adatti la musica alle parole?

Raccontare qualcosa è il motivo che mi spinge a fare quello che faccio. Inizialmente pensavo di poter bastare a me stesso, soprattutto quando ero più giovane pensavo bastasse stare chiusi in stanza per suonare, per comporre. Non c'è niente di più sbagliato, e l'ho capito presto, ho capito che l'atto puramente estetico di creare una canzone non mi interessa, che ho davvero bisogno di un pubblico con cui parlare, ho bisogno di dirgli qualcosa, e ne ho bisogno lui mi risponderà. Per quanto riguarda il modo in cui nascono le canzoni, di solito avviene in due modi. A volte mi distraggo, penso ad altro, spesso mentre guido o faccio la doccia, e mi viene in mente una frase, già legata a una melodia precisa. Poi la canto, ossessivamente, fino a “allargarla”, in tre dimensioni, fino a capire cosa vuole dirmi quella frase, fino a capire di cosa, inconsciamente, voglio parlare. Così è successo con "My new age", ero in tangenziale, al casello di Pozzuoli, ed è nato nella mia testa "Sai, ci sono momenti in cui non sei altro che le parole che hai paura di dire", e l'ho cantata innumerevoli volte, immaginandone l'armonia, l'umore, il colore, quando sono arrivata a casa sono andata al pianoforte e l'ho suonata e cantata ancora e ancora. Mentre lo facevo, nei giorni che seguirono, mi resi conto che volevo parlare della paura di perdere mio padre, e poi, per estensione, della paura della fine della vita. Altre volte, invece, parto da un'emozione già chiara, da un concetto già definito, e mi siedo al pianoforte e lascio andare le mani.

Sei di Giugliano e la tua arte sembra non avere niente a che vedere con questo territorio. Scrivi in ​​italiano e la tua musica è molto poco localizzata. Pensi mai che “emigrare” possa essere un aiuto decisivo per la tua carriera?

A volte ci ho pensato, ma sono troppo innamorato del Napoli, e non ci ho mai pensato seriamente. Ma sì, so che sarebbe molto più facile in altre città. E se prima era solo un cliché, qualcosa che sentivo dire, poi l'ho visto, l'ho toccato con mano. Grazie alle gare ho girato un po' l'Italia, e fuori c'è un'aria diversa. E quando si tratta di me nello specifico, ho molto più pubblico là fuori, per quanto strano possa sembrare. E ci sono più spazi per giocare. Napoli e la Campania, negli ultimi anni, hanno avuto la tendenza a valorizzare e dare voce solo - o almeno soprattutto - a un certo tipo di cantautorato, solitamente dialettale. Non che ci sia niente di sbagliato in questo, eh, c'è anche qualcosa che mi piace di tutta questa roba che viene prodotta, ma è un peccato che non sia rappresentata - o molto poco - tutta un'altra anima di canzoni e cantautori che è viva e potente, e secondo me, in alcuni casi, anche più potente, più proiettato verso scenari nazionali e talvolta anche internazionali. Mi fa strano, per esempio, dover andare a Cosenza, a Musica Contro le Mafie, per incontrare gli Yosh Whale, di Salerno, che per me sono una forza della natura, ascoltarli mi emoziona molto, sono sicuramente uno dei più promettenti che abbiamo in Campania e in Italia. In conclusione: partire sarebbe più facile, forse. Ma io amo Napoli, e vorrei essere messo in condizione di vivere qui con la mia musica.

Negli ultimi anni, grazie alle nuove piattaforme musicali, ma soprattutto grazie anche alla possibilità di autoproduzione low cost, c'è forse un surplus di musica, ce n'è tanta e spesso tutto ruota intorno agli algoritmi di riproduzione . Come vedi la musica nel prossimo futuro? Questa liquidità prima o poi verrà inserita in un contenitore che permetterà al musicista di guadagnare nuovamente attraverso la vendita di album (digitali e non) o è necessario ripensare a qualcos'altro? Secondo me bisogna accettare il cambiamento avvenuto negli ultimi anni e imparare non solo a conviverci ma a cavalcarlo, bisogna goderselo. E lo dico da “vecchio”, eh, da persona che vorrebbe stare da sola al pianoforte, però, secondo me, una cosa va capita: non vendi più la tua musica. Vendi la tua passione per quella musica. Non puoi più pensare di caricare un album online e aspettarti che le persone lo comprino perché sono interessate a quell'album, a quelle canzoni. Secondo me non è così. Le persone, come sono sempre state, si affezionano a una storia, alla tua storia, alla tua passione. Si crea così una "comunità", termine che può far storcere il naso ma che è diventato di vitale importanza, bisogna far appassionare chi guarda il tuo video non solo alla canzone, ma al percorso per arrivarci quella canzone, per la storia che la circonda, devi mettere molto di te stesso in tutto ciò che fai. Devi essere vero e dire quella verità. Da questo, poi, nasce tutto il resto. Se hai mille, per così dire, persone appassionate alla tua storia, a quello che hai da dire, avrai mille persone per i tuoi concerti, mille persone per l'uscita dei tuoi singoli, e così via. La concezione dell'artista che, dall'alto del suo piedistallo, lancia la sua arte verso il basso dove i fan attendono con gratitudine, è troppo superata. Oggi l'artista deve stare tra la gente, raccontare la sua storia, dialogare con la gente.

L'anno della pandemia ha spezzato le gambe a molti. Come hai vissuto questo periodo di reclusione?

Il quadro emotivo generale in cui ho vissuto il periodo della pandemia (e in cui forse sto ancora vivendo, chissà, credo che capiremo gli effetti di tutto questo sulla psiche solo tra tanti anni) è stato di grande angoscia, di grande tristezza e rabbia per tutto quello che stava accadendo e succede ancora alle persone, a volte anche persone a me care e a me vicine. In questo contesto, però, devo distinguere due fasi. All'inizio, infatti, nel tentativo di distrarmi, di prendere le distanze dalla realtà e confinarla in una sorta di incubo, sono riuscito, grazie ai soldi del premio Musicultura, a concentrarmi sulla mia musica, sul progetto di costruire un piccolo studio di registrazione a casa. Le prime due settimane le ho passate a scegliere scheda audio, altoparlanti, cuffie, svuotare una stanza, pulirla, cambiare le luci, incollare i pannelli fonoassorbenti. Poi mi sono comprato dei corsi di missaggio online, sono entrato nel patreon di un mix engineer che mi piaceva, e ho iniziato a sperimentare, imparando a registrare in modo efficace (cosa che sto ancora facendo e in cui giorno dopo giorno spero di migliorare un poco). In questa prima fase sono stata anche molto ispirata, ho composto molte canzoni, e queste cose, insieme, mi hanno aiutato a distrarmi, a fuggire dall'angoscia. Ma poi, col passare dei giorni, mi sono perso. All'improvviso tutto mi sembrava inutile, avevo perso la prospettiva, non vedevo più la meta davanti a me come ho sempre fatto nella vita. È stato un momento molto brutto, in cui ho abbandonato, per la prima volta nella mia vita, il rapporto quotidiano con il pianoforte. Per fortuna è finita, e sono stata nuovamente colpita dall'entusiasmo. Dato che sei uno scrittore, colgo l'occasione per raccontarti la mia "genesi" di cantautore, perché c'entra un romanzo. Perché da bambino, in realtà, non volevo essere un cantautore, ma uno scrittore. Da bambino ho passato molto tempo ad esplorare il mio mondo interiore (oltre a giocare ai videogiochi e ai giochi che ho inventato) e, a 9 anni, ho letto un libro intitolato "A Bridge to Eternity" di Richard Bach. Ricordo ancora, quando ci penso, tutta l'emozione che quella lettura mi causò. Mentre chiudevo le ultime pagine ho pensato a una cosa piccola e molto semplice, che mi è rimasta impressa nella mente: "questo è quello che voglio fare, nella vita, voglio far sentire qualcun altro come questo libro mi ha fatto sentire , voglio essere in grado di emozionare le persone”. Da lì è iniziato tutto, e infatti il ​​mio primo sogno è stato quello di scrivere un romanzo. Fin dalle elementari scrivo racconti, e nell'ultimo anno di liceo ho iniziato un romanzo, che non ho mai finito, ma che spero un giorno di continuare. La musica nasce dalla stessa radice, dalla stessa voglia di comunicare qualcosa, di emozionare. Tutto quello che faccio nella mia vita dipende da quel minuscolo istante della mia infanzia, in cui, per la prima volta credo, ho percepito quello che Aristotele chiama εὐδαιμονία, il "successo del proprio demone interiore", nella traduzione che ne dà Galimberti.

Domani, sabato 30 ottobre, una straordinaria occasione per visitare in serata l'Appartamento Storico di Palazzo Reale, al costo di 2 euro.

Dalle 20.00 alle 23.00 è possibile ammirare l'intero percorso museale, le splendide decorazioni delle sale, gli arredi e le collezioni d'arte, nonché l'installazione "Almost Home - The Rosa Parks House Project" dell'artista Ryan Mendoza , esposto nel Cortile d'Onore.

I biglietti possono essere acquistati direttamente presso la biglietteria del museo, con ultimo ingresso alle 22:00. Nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti-covid è obbligatorio l'uso della mascherina e la verifica del Green Pass.

MUGNANO - Mugnano on ice, questa sera l'inaugurazione della pista di pattinaggio. L'appuntamento è dalle 16.30 nel parcheggio del centro commerciale Mugnano in via Pietro Nenni. L'iniziativa, in collaborazione con il Comune, è realizzata dalla Proloco Mugnano e dalla Direzione del Parco commerciale.

“C'è molto lavoro dietro questo progetto - spiega il presidente della Proloco Ciro Clemente - siamo molto felici di portare una simile iniziativa nel nostro territorio. La pista di pattinaggio sarà un'occasione di svago e divertimento per i bambini ma anche per gli adulti. Sono davvero contento del riscontro positivo che ho ricevuto dal sindaco Sarnataro e dal Direttore del Centro Commerciale di Mugnano Giuseppe Muni sin dal primo giorno, vi ringrazio entrambi e vi faccio i complimenti per il lavoro svolto. "

La pista di pattinaggio, aperta a tutti, rimarrà installata per i prossimi mesi.

Questa settimana di festeggiamenti in onore del Sacro Cuore di Gesù, dopo quasi due anni di pausa, segna il ritorno agli eventi - sottolinea l'assessore al ramo Luisa Zincarelli - In queste serate abbiamo deciso di puntare sugli spettacoli di cabaret, cercando di strappare qualche ora di spensieratezza, e non potremmo fare diversamente anche stasera. Per battezzare l'apertura del brano, la scelta è caduta su un artista della nostra comunità: il grande comico Salvatore Gisonna. Da domani la pista ci accompagnerà per sei mesi permettendo ai più piccoli di trovare qualche ora di svago subito dopo le ore di studio, e durante i fine settimana, con tanti eventi anche per i più grandi".

Durante il pomeriggio e la sera, oltre all'animazione per i più piccoli, si esibiranno anche diverse scuole di ballo. Lo spettacolo di Gisonna chiude la serata.

“Voglio ringraziare la Proloco e il direttore Muni per il loro impegno e il loro duro lavoro. Grazie ad una proficua sinergia e collaborazione siamo riusciti a portare a Mugnano la prima pista di pattinaggio sul ghiaccio, che attirerà anche cittadini dei paesi limitrofi, favorendo così l'economia del nostro territorio. Siamo orgogliosi di chiudere con questo evento le celebrazioni in onore del Sacro Cuore. Un gran finale”.

Comunicato stampa Comune di Mugnano

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