Lettera aperta a Kimi che lascia la F1 - Notizie | Autosprint

2021-12-14 19:12:31 By : Mr. Mark Xie

Ecco una grande dichiarazione d'amore a Raikkonen. E dal 21 dicembre in edicola un nostro libro a lui dedicato e allegato al settimanale

Smettere a quarantadue anni può significare tante cose, caro Kimi, ma una soprattutto. Non ci saranno repliche, ulteriori ritorni o ripensamenti. Non ci sarà più tempo. Perché anche la Formula Uno, come tutte le cose importanti nelle stagioni della vita, diventerà un bel ricordo e anche un'esperienza irreversibile da rivivere con un pizzico di malinconia. In fondo tu, caro Iceman, nella storia del mondiale di Formula Uno, volente o nolente, consapevole o meno, per due buoni decenni sei stato la valvola della pentola a pressione, la scheggia anti-impianto che ha reso il sistema più sopportabile, la mosca bianca che aiutava a non pensare troppo a varie altre mosche e ai loro atterraggi non sempre condivisibili e squisiti.

Se sei stato davvero un uomo di ghiaccio, non lo so, perché i nomi di una vita negli sport e nei bar lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, cubi o non cubi, sono più che certo che - e questo è ciò che conta - sei stato un Vero Uomo. Perché in un mondo che ci prende come vuole, che dalla nascita ci chiede di essere funzionali, precisi e complementari al meccanismo micidiale con cui ci ingloba - che poi siamo capi di stato o eccezioni catastali, non importa, ognuno si ritrova sulla buona strada. , biglietti da pagare e da convalidare oltre a stazioni obbligatorie - ebbene qui, su un pianeta fatto così come un panino, eri forse uno dei pochi terrestri dell'era moderna ad aver coltivato un sogno raggiungendolo per le proprie strade e rimanendo esattamente, perennemente e inesorabilmente te stesso.

Dai, certe sere di freddo, acqua e vento, quando abbiamo bisogno di qualcosa per non essere tristi, ognuno ha le sue medicine. C'è chi riguarda il gol di Tardelli contro la Germania, chi guarda Frank Sinatra in concerto che fa piangere il mondo, urlando commovente l'ultima strofa di L'ho fatto a modo mio - Ho fatto tutto a modo mio -, chi spara il Triello de "Il Buono" , il brutto e il cattivo" di Sergio Leone e quelli che iniettano gli ultimi giri del Brasile 2007, con te che vai in trionfo travolgendo Alonso, Hamilton, Ron Dennis, McLaren e Mercedes, in una ciotola che sfrigola con Ferrari, una Maracana improvvisamente arrossata per tingersi di leggenda. Tu, Kimi Raikkonen, per noi, sei questo, sì, tutto questo insieme. Fuso, oliato, mitizzato ma anche visto per quello che semplicemente sei. Un forte grido di libertà, forse l'ultimo, la sbornia durante la quale siamo orgogliosi di aver preso una sbornia da te. Sei un gol contro la Germania in finale, sei quello che fa come gli pare, sei il Biondo che resta in piedi mentre tiri sulle note dell'Estasi d'Oro, alla faccia di Tuco e Sentenza, sei il meraviglioso e bellissimo simbolo di vent'anni di automobilismo altrimenti ottuso e deludente, che trova in te qualcosa di inaspettato, diverso, unico, trasversale, silenzioso o laconicamente pulito, evitando il perbene, il falso, la retorica e gli estrogeni. Qui, ghiaccio o non ghiaccio, la tua bellezza è che non sei un molliccio. Mai. Per come ti sei avvicinato alle corse e alla Formula Uno, per come hai lasciato il Circus per la prima volta, a soli trent'anni, per il modo sorprendente in cui sei tornato poco dopo e, infine, per quando, come e perché ci saluti per sempre, perché niente è per sempre. Tu, non ricchissimo di estrazione, con il fratello come pilota, ma velocissimo, selvaggio e durissimo fin dai tempi del kart, quando eri praticamente un bambino. E poi subito bestia in macchina, dalla F. Ford alla F. Renault, tanto da rimanere uno dei pochi al mondo ad arrivare in F1 in anticipo, a 21 anni, e dopo solo 23 gare in carriera, evitando entrambi F.3 che formula cadetta, perché chi è veloce ha anche tanta fretta.

Poi fiabe e realtà, la prima vera e la seconda esagerata. Tu che in un test Sauber al Mugello dai mezzo secondo al giro al titolare Diniz e prendi solo otto decimi da re Schumi su Ferrari, tu che esordi nel mondiale di F1 in Australia con una stranissima super patente condizionata e vai a punti pesanti, addormentandosi mezz'ora dall'inizio.

Tu che entri nell'orbita della McLaren pochi mesi dopo, diventandone la nuova punta di diamante, in un'epoca in cui essere il primo cavaliere di Ron Dennis significa investitura verso la leggenda. Dopo solo quaranta gare automobilistiche nella tua vita. Poi quel mondiale toccato all'ultimo tuffo a Suzuka 2003 battuto per un soffio da Schumi, il passaggio alla Rossa per prendere il posto del suo pilota più vincente e infine il mondiale di Interlagos 2007, che a tutt'oggi resta anche l'ultimo mondiale urlo del Cavallino Rampante. Ma basta con le notizie, perché sappiamo tutti delle cose su di te e le amiamo.

Grazie, Kimi, e lo dico da cronista, perché hai messo in chiaro che i cronisti stessi in vent'anni non hanno fatto altro che pomparti i coglioni, scartando domande per lo più inutili e sciocche.

In media, hai ragione su di noi. Ovviamente compreso me. Grazie anche perché travestendovi da gorilla e facendo l'asino alle feste, avete riportato un briciolo di spensierata umanità alla figura del campione, altrimenti condannato ad essere perennemente intonacato e insopportabilmente politicamente corretto. Grazie per tutti i postumi della sbornia che vi siete presi, non solo quelli privati ​​ma anche gli altri, decisamente più pubblici, anche ad una premiazione FIA, e grazie per le sigarette, i sigari e tutto ciò che emette fumo, ovviamente legale, che hai sparato quasi sempre di nascosto, fino al 2017, anno dopo il quale ti sei calmato. Le grazie vanno intese anche nel senso della tua partenza dalla figura del pilota sano, schizzinoso, chirichetto e timoroso. Bacco, tabacco e diciamo anche qualche Venere mostrano che c'è fuoco in te, oltre alla cenere. E meno male, perché i tuoi silenzi sono molto più sinceri e pieni di significato dei vuoti, sciocchi e sciatti bla bla della maggior parte dei tuoi colleghi, più o meno titolati.

Poi c'è un altro aspetto meraviglioso ed è la tua capacità di dire tutto in mezza riga. Quella voglia di non parlare che ti spinge ad essere lapidario, asciutto, asciutto, essenziale, una specie di eroe dello Spaghetti Western. Quindi goditela adesso, perché un giorno lo cercheremo, al Circo, per uno così, e lui non ci sarà. "Guidare è l'unica cosa che amo della Formula Uno". "Facciamo così merda, è incredibile" (Nel suo debutto alla Nascar). "La mia vita sarebbe stata molto più semplice se fossi stato un pilota di F1 negli anni '70. Sono decisamente nato nell'era sbagliata". "Sono stato ubriaco per 16 giorni di fila tra il Bahrain e il GP di Spagna. Non riuscivo a ricordare quel periodo, la maggior parte degli altri doveva ricordarmelo. Abbiamo fatto il giro dell'Europa e ci siamo divertiti, non è stato la prima volta era normale per noi. Non c'è niente di sbagliato in questo. " "Bere e fumare ha migliorato il mio modo di vivere. Se sei un tipo a cui piace leggere libri, devi leggere. Devi fare tutto ciò che ti rende stare bene, l'importante è che tu sappia cosa è meglio per te. Ognuno ha il suo metodo, non importa quale sia. Deve essere divertente: se qualcuno ti dice sempre di fare qualcosa che non ti piace, alla lunga non andrai bene". "Se potessi incontrare il 21enne Kimi Raikkonen al suo debutto in F1, cosa gli direi? Niente, non gli parlerei nemmeno". "Cosa ascolto durante la parata dei piloti? Qualsiasi tipo di musica. Molto spesso, però, metto solo le cuffie in modo che le persone non mi disturbino perché pensano che stia ascoltando musica, quando non lo sono ascoltando davvero qualsiasi cosa." "Come mi sono fatto male? Sport. Ho sempre detto che fare sport è più pericoloso, bere birra probabilmente è più sicuro. Infatti di solito non ti fai male, al massimo hai i postumi di una sbornia". Giornalista: "Kimi, sei mai stata arrabbiata per qualcosa e hai urlato contro?". Kimi: "Sì, molte volte, ovviamente non sei felice nel caso in cui ti ritiri o qualcosa del genere, ma penso che succeda più nella vita normale che nelle corse. Reporter: Puoi farci degli esempi?". Kimi: "No, non proprio." Giornalista: "Quali sono le cose che ti fanno arrabbiare nella vita normale, come dici tu?" Kimi: "Se continui a fare domande del genere." E infine: "Ho sempre detto che quando non mi piace correre, semplicemente non mi presento alla prossima gara. Potrei andarmene se non ne avessi voglia e non avessi motivo di fare qualcosa non mi piacerebbe. Di sicuro ci sono molte cose. che non mi piace fare, ma correre non è una di queste".

Dai, Kimi, ora dobbiamo abituarci a fare a meno di te, in pista e nel paddock, per uscire dalla potente dipendenza del tuo Bwoahhh con cui iniziavi ogni risposta, per dire poco più che niente ma un quantità. Ed ora, qui, mi restano solo poche righe per ricordarvi, esaltarvi e amarvi ricorrendo a un unico episodio capace di contenere tutto, per cominciare subito a rimpiangere e commuovermi. Canada 2008, gara completa, pit lane. Hamilton colpisce e colpisce te, Raikkonen Kimi 29 anni, in fila al semaforo in corsia, eh si, ti colpisce alla carlona, ​​subito dopo la ripartenza ai box. Scoppio sciocco e sensazionale, detriti, casinò e piloti fuori gara. Tu, Kimi, scendi piano, quasi ieratico, molto calmo. Ti avvicini ad Hamilton, uno dei paraculi più sensazionali del Pianeta Terra, lo guardi con calma poi indichi il semaforo, facendogli realizzare una delle figure di barbagianni più universali che un super campione abbia mai realizzato. E attenzione, perché Lewis è tutt'altro che così, solo che, in effetti, il momento del coglione capita a tutti, prima o poi, anche a lui. Ma nella teatralità, nella presenza scenica, nelle capacità recitative e nei tempi comici di un grande attore logoro, tu, Kimi Raikkonen, ti riveli per sempre, a Montreal 2008, come uno strano, diverso, duro, unico, inimitabile, esilarante e irresistibile, proprio perché non hai voglia di far ridere la gente ma ci riesci prepotentemente, perché sei così, punto. Anche mai zitti, anche se e perché poco parlanti.

E poi c'è lo stile di guida. La capacità negli anni felici di essere velocissimo quando serve, di saper lanciare il coltello in gara e anche di issarsi come il re incontrastato del giro più veloce in gara. Capace di andare forte ad un ritmo costante, un vero martello, riuscendo a rispettare la meccanica e le gomme nella media, probabilmente meglio di chiunque altro, nelle giornate migliori.

Non so cosa succederà ora che te ne vai, ma lascia che ti dica grazie per come sei passato dalla F1 per la prima volta, alla fine del 2010. Perché salutare l'azienda a poco più di trenta, due da un titolo vinto ancora fresco e dalla Rossa, non era per tutti. Per andare a giocarsi reputazione e pelle nel rally mondiale, o nei bacini dei camion e della serie Nationwide, la NASCAR F.2, come uno di quei vecchi campioni di rodeo che ad un certo punto della vita se ne fregano di le comodità e le cose lucide preferendo tirare lacci e corna dove capita, a quante più bestie possibili. Fantastica, la tua lezione di fine 2009. Signori di F1, vi saluto, forse per sempre. Dai, chi è sempre entrato nel Circus, anche se era anche un portacoda o il più grande, non esce mai prematuramente e volentieri. Problemi. La F1, il paddock e il suo giro largo, sono droghe mediatiche, araldiche, economiche da cui non ti liberi mai una volta che le hai annusate, vedi Jackie Stewart e Niki Lauda, ​​per fare esempi di due intelligenti, furbetti e genuinamente pervasi di passione non solo per filigrana. Non tu. Quando è stato il momento, hai preso e te ne sei andato, anche se pagato dalla Ferrari per la risoluzione anticipata del rapporto in pista. Ma non eri a casa a guardarti le unghie dei piedi, no, hai colto l'occasione per tuffarti negli ultimi paradisi del duro e del puro. Nei rally e nel tour Nascar, vale a dire per l'universo mondiale così come nell'America del profondo sud con la tua faccia irriverente di Huck Finn. Ovvero, rispettivamente, sulle strade pericolosamente di qualsiasi marchio Wrc e nei bacini più artificiali, che è il modo più naturale e più bastardo per cercare di farsi male gareggiando ma sentendosi tremendamente vivi e al diavolo la Formula Uno. Grazie anche per come sei tornato al Circo E poi il clamoroso ritorno al Circo, a 33 anni, come fanno quelli che contano, dopo che sembrano spacciati. Un nome che sembrava morto e pronunciabile solo con nostalgia, Lotus, accanto a un cognome dato per disperso, Raikkonen. Nell'era della tattica esasperata e delle gomme fortemente degradate, agli ordini di James Allison, la combinazione motorizzata Renault fa miracoli, corre nelle zone nobili del mondiale e vince due Gran Premi. Tanto che la Ferrari per il 2014 si ritrova a cercare un buon secondo per affiancare Alonso e sceglie il ritorno del Cavallino Rampante, Kimi, accolto dalla Marea Rossa come l'amante ritrovato, non un campione qualunque. E da lì cinque stagioni belle, speciali, piene di tanto e intense, tutte vissute con il tuo stile. Da assistente, gregario di lusso, Vettel soprattutto, con bei gesti, buone prove e qualche amara delusione, più spruzzi di rancore qua e là, perché arrivare secondi per decreto non dà mai gusto, eh. Ma il magico pomeriggio in Texas 2018, con quello sparo felino all'inizio, rimette a posto molte cose. Culminando con una vittoria liberatrice, purificatrice, definitiva, che ci unisce tutti in un abbraccio ideale di cui tanti di noi hanno continuato a circondarvi da allora. E poi il triennio all'Alfa Romeo, in cui dimostra di essere ancora un artiglio, quarantenne che non si arrende mai, capace di buone idee e anche vicino al podio, con un quarto posto in Brasile 2019. Fino al giorno, alla brutta giornata, in cui, a metà 2021, annunci di voler chiudere con il Gran Premio di fine stagione, trasformando il resto delle gare in un semitour d'addio e un emozionante conto alla rovescia, fino al salutone di Abu Dhabi, il 14 dicembre.

Trecentocinquanta GP disputati, più di chiunque altro sul Pianeta Terra, 21 vinti, 18 pole position e 46 giri veloci. Detto così, Kimi, ti muovi bene, anche se sembra l'elenco telefonico. Ma soprattutto è emozionante pensare a te come al padrone moderno della super pista di Spa, con quattro vittorie assolute, come Hamilton e Clark, e dietro solo a Senna con cinque e Schumi con sei.

Ma torniamo a questo 2021. Con ogni Gran Premio che si è trasformato in una passerella durante la quale tanti ti salutano e ti salutano bene è stata la cosa più malinconica ma anche più dolce di questa epoca, perché la parte migliore va con te di questo F1 e anche il gusto infantile di tutti noi di leggere in voi uno con cui avremmo voluto andare a cena e bere mezzo bicchiere in più, per ridere insieme, frettolosi, confusi e felici. "Lasciami in pace" "Lasciami in pace, so cosa sto facendo", lasciami in pace, so cosa sto facendo. La tua ultima squadra radiofonica nella notte di Abu Dhabi 2012, prima del favoloso trionfo a bordo della Lotus, rimane per sempre la tua frase simbolica, che per tanto tempo ci ha fatto ridere, sorridere e stare zitti, divertiti. Ma dopo quasi dieci anni di silenzio, dopo l'ultima notte ad Abu Dhabi 2021, è finita questa strana oscurità, trafitta da mille luci e fuochi d'artificio, con pacche sulle spalle, con sorrisi un po' forzati, con "dai, teniamo contatto "come quando da bambini partivamo dal mare salutando tutti e promettendo cartoline sapendo che sarebbe stato un vero addio, finalmente ho, abbiamo, una risposta da mandarvi. Collegandomi idealmente a te dal nostro muro fittizio da cui ti abbiamo seguito, stimato, applaudito e amato per venti stagioni che sembrano un milione di anni per le infinite emozioni che hai regalato, ma mezzo secondo per come tutto è svanito, perché la vita bella e codarda, dà una rapida estasi, lasciando duraturi solo i gusci asciutti dei ricordi. Quindi, caro Kimi Raikkonen, ora che ti sei tolto l'ultima tuta del Gran Premio di chiusura nel cerchio della vita agonistica, idealmente ti guardiamo negli occhi, prendendo la linea in onda per dirti, semplicemente, in che cosa resta nella notte della tua carriera, in questa squadra radiofonica dei Racing Hearts, con il sorriso un po' storto e la gola che si annoda pensando al domani senza di te, solo una piccola cosa, ma per noi - e penso anche per te -, molto importante.

Ciao, Kimi. Sai cosa fai, ma non ti lasceremo mai solo.

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