Chi tocca piazza Giovanni XXIII rischia la poltrona

2022-08-27 18:48:00 By : Mr. Wiikk Wiikk

MONTENERO DI BISACCIA. Le ultime due amministrazioni comunali che vi hanno messo mano hanno attraversato periodi non facili, nonostante l'intitolazione al cosiddetto Papa buono. Sarà che chi la tocca poi paga un pegno in termini di stabilità politica. Parliamo di piazza Giovanni XXIII, prendendo spunto come spesso accade da una foto di Gorizio Pezzotta, pubblicata dal custode del suo archivio Antonio Assogna sulla propria pagina Facebook. Lo scatto risale a fine anni Settanta e la sua particolarità è che la pavimentazione di sampietrini è realizzata per metà. Si vedono difatti due grossi mucchi alle estremità della piazza, che si trova di fronte alla chiesa e al municipio. Erano in atto i lavori di posa e il risultato finale sarebbe stato quello osservato in quell'epoca in parecchie piazze italiane: cubetti di porfido antracite alternati da altri di colore bianco, a formare una serie di decori a ventaglio, uno accanto all'altro, con riprodotto al centro lo stemma di Montenero, sempre con pietre di colore bianco. L'amministrazione comunale in carica era guidata da Luciantonio Sacchetti (1928-2007), che è ricordata per alcune opere pubbliche (scuola Colle della speranza, Piano particolareggiato alla Marina, campi da tennis ecc.) e per il famoso compromesso storico con i comunisti (era democristiano) nel 1975, in anticipo su Roma quindi. Quell'alleanza, però, durò poco e il paradosso è che a tirare i piedi a Sacchetti furono gli amici della Dc. Perse la maggioranza nel 1979 e la sua amministrazione finì qualche mese prima della scadenza naturale, a inizio 1980. Nel frattempo piazza Giovanni XXIII aveva la sua nuova veste, che coincise con una turbolenza politica nel vicino municipio. Passati parecchi anni, a decidere di cambiarla di nuovo fu l'amministrazione di Giuseppe D'Ascenzo, proprio alla fine del suo secondo mandato, nel 2009. I lavori iniziarono in autunno, poiché si preferì lasciar passare l'estate. All'epoca durante la bella stagione la piazza pullulava di persone, residenti e turisti, ogni sera, con o senza grandi concerti. Furono rimossi i sampietrini e al loro posto posate pietre di tre tipi, di diversa finitura e colore; al centro un "canale" per far defluire le precipitazioni. Ma la vera novità era lo stemma comunale, in rilievo e ottenuto con moderne tecnologie laser, laddove prima era stato fatto a mano con la posa una per una delle pietre a formare i tre colli e la croce. Sullo stemma si consumerà quello che sarà considerato un dileggio del simbolo del paese, ma ci arriveremo tra un po'. Per il momento bisogna sottolineare che in concomitanza con i lavori per rinnovare piazza Giovanni XXIII, così chiamata negli anni Sessanta in onore del Papa buono, arrivò come tanti anni prima una turbolenza che fece tremare non poco il vicino municipio. D'Ascenzo era ormai a fine mandato, il primo dall'unità d'Italia ad amministrare dieci anni consecutivi a Montenero, gli mancò una parte di maggioranza in quella fine estate-inizio autunno 2009 e per poco non saltò anche lui con qualche mese di anticipo. Invece resse, con un mix di intuito, capacità di aggregazione e fortuna (chi provò a defenestrarlo aveva già esaurito le sue cartucce in altri siluramenti in passato, più o meno riusciti. Ma questa è una storia da trattare in altra sede). Mentre la crisi amministrativa si prolungava fino a fine 2009 e continuava nell'inizio del nuovo decennio sino al voto di marzo, i lavori della piazza erano terminati. Una delle novità fu che diventava isola pedonale, ma di sera le auto si parcheggiavano. Finché non arrivò a un giornale molisano la protesta di un lettore, con tanto di foto. Era inquadrata una macchina proprio sullo stemma e, questa la lamentela, le macchie di olio fuoriuscite dal motore vi finivano sopra. Un oltraggio al simbolo del paese, insomma. Intorno allo stemma fu ricavato un sistema di panchine e vasi, così da impedire la sosta accidentale delle auto, alle quali fu comunque presto interdetto del tutto l'ingresso in piazza Giovanni XXIII (eccezion fatta per carico-scarico merci ed esigenze particolari, come i funerali nella vicina chiesa). Da verificare se siano coincise con crisi amministrative anche le due precedenti pavimentazioni. Ne sono state due: l'acciottolato (zippin in dialetto) che si vede sin dalle foto di inizio Novecento (quando era piazza Umberto I) e le mattonelle di bitume negli anni Sessanta. Quanto al futuro, si può ipotizzare che ne dovrà passare parecchio di tempo prima di rimettere mano a piazza Giovanni XXIII, ammesso che lo si faccia e che serva. In ogni caso, a chi dovesse venire in mente converrà leggere queste piccole storie monteneresi, così da essere pronto a una probabile crisi amministrativa in omaggio all'adagio che non c'è due senza tre.

© 2022 - È vietata la riproduzione, anche solo in parte, di contenuto e grafica.

Reg.Tribunale di Larino n.311/21 VG del 23 giu 2021 | Anno 2 | numero 239